domenica 28 dicembre 2008

Crisi economica strutturale ?

"La crisi finanziaria ed economica va avanti inesorabile mentre nelle ultime settimane si sono succeduti numerosi vertici internazionali, alcuni senza precedenti, altri passati sotto silenzio ed altri appena iniziati. Al centro sempre l'emergenza finanziaria, ma anche quella ambientale e dello sviluppo dei paesi poveri. Il tutto in attesa dell'insediamento della prima presidenza Usa guidata da un afro-americano.

In questo contesto diversi si sono affrettati a dichiarare morto il liberismo, ad osannare un imminente ritorno dello Stato in economia, addirittura a parlare di crisi strutturale del capitalismo. Alla luce dei risultati degli ultimi vertici internazionali di Washington e di Doha, rispettivamente il G20 sulla finanza globale dei capi di Stato e di governo convocati da Bush e la conferenza ONU su finanza per lo sviluppo, forse le attese per un cambiamento sistemico verso una maggiore giustizia sociale e un futuro sostenibile per tutto il pianeta vanno ridimensionate. Si potrebbe dire che ancora una volta il capitalismo si sta trasformando, gettando le basi per nuove forme di accumulazione, che molto difficilmente serviranno ad affrontare e risolvere le cause strutturali delle crisi finanziaria, energetica, climatica ed alimentare che il pianeta sta vivendo. Il negoziato che si gioca su più tavoli per rispondere a tutte queste crisi è unico e riguarda il grande gioco della redistribuzione del potere globale.

Certo, ci saranno delle differenze rispetto a prima, perché il contesto geopolitico ed economico mondiale è mutato; ma le politiche che i paesi che contano porteranno avanti non muteranno poi tanto. La stessa finanziarizzazione dell'economia come risposta al problema della sovrapproduzione mondiale dopo una pausa riprenderà sotto altra forma, aggirando le nuove e timide regole che i governi decreteranno.

Andando in ordine, si può dire che l'inevitabile ridimensionamento della super-potenza Usa a vantaggio del fronte asiatico, il lento declino europeo e la tragedia continua del resto dei paesi impoveriti, stanno già aprendo la strada ad una nuova spartizione della torta tra le due sponde del Pacifico, che difficilmente rilancerà un'agenda internazionale democratica, progressista ed autenticamente multilaterale. A fronte di un rafforzamento dei blocchi regionali, dominati dalle rispettive potenze – come avviene nell'Ue – la governance globale ben difficilmente vedrà la nascita di nuove istituzioni globali e una equa distribuzione del potere. Più che di una nuova conferenza di Bretton Woods si tratterà probabilmente di una Yalta economica, che ben poco toccherà alcuni assiomi dell'ideologia liberista a scapito della maggior parte della popolazione del pianeta e dell'ambiente. Anche l'espressione New Deal, di roosveltiana memoria, forse è più un auspicio che una realtà.

I governi interverranno sì in economia, ma con uno spirito neo-mercantilista e da corporate welfare sul modello russo. A casa saranno liberi di agire di più, ma i mercati globali proseguiranno in molti casi indisturbati. Ben diverso che ragionare di politiche nell'interesse pubblico e non dei soliti noti. Poi lo scenario sognato di un Green New Deal rischia di sottomettersi alle solite logiche speculative di mercato, come potrebbe succedere nell'ambito dei negoziati Onu sul clima in corso a Poznan. Probabilmente nel 2009 un accordo sul clima con i paesi emergenti ci sarà, ma potrebbe essere al ribasso e basato ancora una volta solo su meccanismi di mercato.

Questa voglia di compromesso sull'agenda liberista, anche se un po' annacquata e ritoccata, emerge con forza dal comunicato finale del G20 di Washington e rimarrà al centro del prossimo vertice del 2 aprile con Obama e Gordon Brown a Londra. Se poi si analizza lo scontro che ha segnato i negoziati sulla finanza per lo sviluppo chiusisi martedì scorso a Doha, è chiaro che il G20 vuole e forse riuscirà ad emarginare l'Onu come sede deputata ad ospitare il negoziato per la riforma dell'architettura finanziaria ed economica internazionale. Seppur ci sarà un vertice Onu nel 2009 al riguardo – così come è già all'opera una Task Force Onu sulla crisi guidata da Stiglitz– vecchi e nuovi poteri globali cercheranno di affondare consessi più democratici in cui gli ultimi paesi, ovvero la maggioranza al mondo, potrebbe mettere in discussione non solo il potere ma anche le politiche dei più forti. Il G20 è deciso a dare più potere alla Banca mondiale e al Fondo monetario che, pur se ospiteranno più potere di voto per le economie emergenti, continueranno indisturbati ad imporre le stesse politiche liberiste degli ultimi 25 anni.

Senza parlare della Wto, che potrebbe vedere non solo la chiusura dei sofferti negoziati lanciati nel 2001 a Doha, ma anche un suo rilancio come World Economic Organisation fuori del sistema Onu. Insomma, è vero che il G8 è superato e questa è una buona cosa, ma siamo solo all'inizio di una lunga battaglia per ridimensionare l'agenda liberista. Questo scenario, che potrebbe essere messo in discussione solo da conflitti sociali nei paesi ricchi ed emergenti in seguito ad una crisi economica profondissima, pone tante domande a quel movimento alter-mondialista che si sente quasi spiazzato da sviluppi così veloci e di tale portata. Il 2 aprile a Londra avverrà il giro di boa dell'attuale partita, mancano poco più di tre mesi per attrezzarsi e dirottare la nave del nuovo G liberista."

fonte: http://www.crbm.org/
Autore:Antonio Tricarico

mercoledì 10 dicembre 2008

Presentata la carta d'intenti


Sviluppare attività economiche, biologico e sinergie all’ interno del territorio della provincia di Siena con il percorso innovativo tracciato da Freetuscany promotrice del progetto “filiera corta” Distretto di Economia Solidale (DES). La carta d’intenti elaborata, è stata presentata durante il seminario che si è svolto il 2 dicembre presso l’aula magna storica, Rettorato dell’ Università degli Studi di Siena. Nel 2009 la prima assemblea del distretto.

M.E.S. Movimento per l' Economia della Solidarietà


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